domenica 5 ottobre 2008

Cistercensi

Acquaformosa Comunita’ Bizantina Arbëreshe
Scritto da Giovanni Giuseppe Capparelli
lunedì 05 febbraio 2007
Indice articolo
Acquaformosa Comunita’ Bizantina Arbëreshe
Abbazia di Aquaformosa
Arrivo degli Albanesi
Provenienti dalla Beozia
Le Chiese
Personaggi storici.
Pagina 2 di 6
I monaci cistercensi dell'abbazia di Santa Maria di Sambucina di Luzzi, nel 1195, fondarono il monastero di Santa Maria di San Leucio o di Acquaformosa. La memoria storica di questo avvenimento é conservata in un documento custodito nell'Archivio Vaticano, il codice Barberino Latino 3217. F. 96.

Il 1195 é anche la più antica data legata al nome di Acquaformosa.

Questo documento é l'atto di donazione con il quale, Ogerio e sua moglie Basilia, Signori di Brahalla, l'odierna Altomonte, donarono ai monaci cistercensi alcune terre ove avrebbero potuto edificare un monastero.

All'interno di queste terre i monaci scelsero un posto ameno, da lì con un solo sguardo si potevano abbracciare la pianura di Sibari, le montagne della Sila e del Pollino, il mare Ionio, il cielo infinito. La natura era rigogliosa, scorreva acqua limpida, pura e fresca. Costruirono il monastero, forse vicino ad un'antica piccola chiesa e lo dedicarono, come tutti gli altri dell'ordine cistercense, alla Madre di Dio.

In poco tempo il cenobio, che aveva attirato la benevolenza di molti signori dell'epoca, fu riccamente dotato di possedimenti, grazie a ricche donazioni.

Il più munifico con l'abbazia di Acquaformosa fu senz'altro Federico II.

Le donazioni furono talmente cospicue, che l'abbazia di Acquaformosa era diventata proprietaria di possedimenti terrieri che si estendevano dal territorio di Tarsia fino all'isola di Dino, al largo di Scalea. Anche se non tutti i territori ricadenti tra queste due linee di confine appartenevano all'abbazia, il patrimonio accumulato dal cenobio acquaformositano era considerevole. La parte di territorio più consistente di proprietà dell'abbazia era quello compreso tra il torrente Galatro, che oggi segna il confine tra i comuni di Lungro e di Acquaformosa, e i monti della Mula. Alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che anche il Santuario della Madonna del Pettoruto sia stato eretto su iniziativa dei monaci di Acquaformosa. Il Barillaro ne indica anche la data di erezione: il 1274; il Perrone afferma che fin dal 1226 il Santuario del Pettoruto era una grancia dell'abbazia di Acquaformosa.

La forma architettonica del monastero di Acquaformosa ci é sconosciuta, ma non doveva essere molto diversa da quella dei monasteri giunti sino a noi in quanto le abbazie cistercensi avevano ed hanno tutte un aspetto comune, perché la spiritualità di San Bernardo di Chiaravalle ha loro imposto, per così dire, la pianta, l'altezza, il decoro. Secondo il santo, i monaci dovevano essere poveri e questa condizione doveva manifestarsi anche nei loro monasteri. Pitture e sculture avevano il loro posto nelle chiese e nelle cattedrali aperte al culto, ma non avevano alcuno scopo nei monasteri dei contemplativi, i quali si erano innalzati al di sopra dei sensi e la cui gioia consisteva nel trovare Dio in pura fede.

Ciononostante il monastero di Acquaformosa custodiva pregevoli opere d'arte: la statua lignea della Madonna della Badia, di autore ignoto, di provenienza francese del XV secolo; due dipinti raffiguranti santi monaci, probabilmente San Benedetto da Norcia e San Bernardo di Chiaravalle, e una grande tavola raffigurante l'Assunzione della Vergine, opere del pittore senese Marco Pino.

Inoltre, nel cenobio erano custodite le reliquie di più di cento santi. Ogni reliquia era posta in un reliquiario. Solo diciasette reliquiari sono pervenuti fino ai giorni nostri e sono conservate nella Chiesa della Immacolata Concezione.

Dopo un periodo di floridezza economica e spirituale, il monastero subì un lento ma inesorabile declino.

Alla morte dell'abate Francesco di Carraria l'abbazia fu concessa in commenda. Commendatario venne nominato il chierico napoletano Carlo de Cioffis, che ne fu provvisto con bolla pontificia del 3 aprile 1490.








<< Prec. - Pross. >>


[Indietro]

Nessun commento: